approvvigionamento degli alimentari

A causa dell'estrema altitudine delle gallerie tra i 2.000 ed i 2.500 m Monteneve dipendeva, più che altre miniere situate a quote inferiori, dall'esterno (dal basso). A Monteneve stesso l'unica pianta coltivata che cresce, in posti riparati, è l'erba cipollina. Bovini, capre e pecore trovano un pascolo modesto solo da luglio fino all'inizio di settembre sulla malga che ancora oggi appartiene alla miniera. Oltre al camoscio, che i minatori potevano cacciare liberamente, grazie all'antico privilegio concesso dal principe territoriale, essi potevano pescare una quantità limitata di piccoli pesci (salmerini) nel Lago Nero di Monteneve a 2.600 m di quota.

Calcolando che vi fossero 1000 persone in attività a Monteneve nel periodo della fioritura, intorno al 1500, si può tentare di immaginare gli elevati costi di approvvigionamento dei generi alimentari. L'alimento principale consisteva nella carne ricca di energie accanto ai cereali, come segale, frumento, grano saraceno, orzo, avena e miglio.

Già nel 1486 (il sabato dopo S. Matteo) venne concessa a Wastian Mezger una macelleria a Monteneve, la quale è raffigurata sulla veduta del 1556 e le cui fondamenta esistono ancora oggi, al di sopra dell'odierno villaggio dei minatori. La carne arrivava, naturalmente, ancora in forma di bestie vive, condotte a Monteneve per lo più dall'Ungheria e dalla Stiria attraverso la Val Pusteria, esenti da dazi doganali. Nel 1553 erano ancora più di 300 bestie, nel 1559 circa 250 buoi ungheresi, dal 1591 annualmente circa 150 capi. Le bestie venivano condotte a Monteneve in primavera e qui fatte pascolare. Un po' alla volta venivano macellate e consumate, poiché nel periodo estivo pieno di lavoro il fabbisogno di carne era massimo. Il resto della mandria veniva macellato in autunno, prima che si rendesse necessario l'acquisto di foraggio, e conservato. I metodi di conservazione erano quello della salamoia con sale, della conservazione nelle fredde gallerie, del congelamento invernale e principalmente dell'affumicatura. Dopo il 1620 il consumo di carne si ridusse lentamente in proporzione alla diminuita redditività della miniera. La carne diventò troppo cara, l'alimentazione principale si orientò sui prodotti a base di cereali.

Affumicatura: Nel 1558 Georg Rösch von Geroldshausen compose i seguenti versi, raccolti nel "Tiroler Landreim" (Rime paesane della Contea principesca del Tirolo): "Miglior carne non si trova che a Monteneve per tutto l'anno essiccata con poco fumo l'aria le ha tolto tutta l'umidità".

Latticini e latte fresco, terzo gruppo di alimenti principali, venivano portati a Monteneve nei mesi invernali giornalmente da Salto (Saltnuß), il più vicino insediamento permanente nella Passiria. D'estate questi prodotti erano forniti dalla malga di proprietà della miniera. Altri grassi (burro, strutto) e formaggio venivano principalmente dalla vicina Ötztal attraverso il Timmelsjoch (Passo del Rombo).

Dal 1874, con la messa in funzione dell'impianto di trasporto a giorno su rotaia, venne semplificato anche il rifornimento di generi alimentari e di altri prodotti. La merce giungeva a Monteneve come contrappeso del minerale, che veniva calato in frenata a Masseria per essere sottoposto all'arricchimento. Nel 1924 questo compito fu affidato alla teleferica. In tal modo arrivavano quasi tutti i giorni generi alimentari freschi alla miniera - e qualche bambino di pastore affamato aspettava già alle sette della mattina il passaggio della teleferica sulla Forcella di Monteneve, per acchiappare velocemente un panino dal vagoncino, come nutrimento aggiuntivo per la sua lunga giornata.

Beni naturali come parte del salario

Già per tempo i proprietari di gallerie (imprenditori minerari) avevano capito che il commercio di generi alimentari e di vario uso poteva costituire per loro un'ulteriore fonte di profitto in aggiunta al guadagno derivante dalla coltivazione del minerale. Una parte rilevante della paga veniva perciò retribuita sotto forma di generi alimentari, di materiale per illuminazione (sego, olio, cera), attrezzi e vestiario. Questo sistema di pagamento era il cosiddetto Pfennwert. Il resto del salario veniva pagato in denaro contante. Con il tempo i minatori vennero a dipendere sempre di più dall'arbitraria politica di approvvigionamento dei loro datori di lavoro, dato che in tutto il Tirolo, al tempo della fioritura dell'industria mineraria, vi era una grande penuria di generi alimentari e perfino carne e grassi dovevano venire importati in grandi quantità dai paesi vicini. Attraverso il rialzo dei prezzi di questi beni naturali gli imprenditori comprimevano indirettamenti i salari; inoltre approfittavano quanto più possibile delle carovane di animali da soma che tornavano vuote dalla Valle dell'Inn per il trasporto a Monteneve di questi beni di consumo. Le famiglie di imprenditori più importanti della Valle dell'Inn, i Tänzl e gli Stöckl, ma anche i vipitenesi Flam, realizzarono forti guadagni con il commercio dei beni di consumo; i Fugger e la Società mineraria principesca non furono da meno. Speculazioni sui prodotti alimentari ("commercio per esclusivo interesse personale") e vendita a prezzi troppo alti di prodotti scadenti erano all'ordine del giorno. Naturalmente seguivano immediate lagnanze e proteste da parte dei minatori in montagna. Le reazioni estreme dei minatori, consapevoli della loro importanza come lavoratori specializzati molto ricercati, erano sospensioni del lavoro (scioperi) o addirittura abbandono definitivo della miniera e trasferimento in un'altra miniera. In tutti gli ordinamenti minerari, dal 1427 fino al varo della legge statale austriaca sulle miniere, si riconosce il tentativo dei principi territoriali di regolamentare il commercio dei beni di consumo e di controllare la giustezza dei prezzi. Divieti, ingiunzioni e determinazioni dei prezzi ottenevano però solo effetti di breve durata, poiché cambiamenti politici ed economici, guerre, inflazione e cattivi raccolti, se anche si verificavano nei paesi vicini, cambiavano l'intero complesso delle condizioni ambientali, spesso in maniera durevole.

Fino alla ripresa dell'industria mineraria statale nel 1871, quando tutti i salari vennero pagati in denaro contante, il commercio dei beni di consumo rimase un motivo permanente di acute controversie.

Pacchi di prodotti alimentari che furono distribuiti dalle autorità minerarie ai minatori e alle loro famiglie nel 1961, in occasione della festa di S. Barbara.

Del fabbisogno di generi alimentari della miniera seppe trarre profitto il contadino di Ridanna Josef Brunner che, negli anni cinquanta, aprì a Masseria una macelleria e nel 1960 anche un panificio, tramite i quali poteva rifornire Monteneve.

Il trasportatore di minerale Josef Schafer

Dai ricordi di Reinhold Schafer (1904-1992), nipote del trasportatore: "Mio nonno Josef e più tardi mio zio Heinrich avevano assunto dal 1880 al 1928 il trasporto del minerale sui piani di carreggio per cavalli e sulla strada mineraria da S. Martino di Monteneve fino alla stazione ferroviaria di Vipiteno. Negli ultimi due anni (dopo l'entrata in esercizio della teleferica) rimase loro solo il trasporto del minerale da Mareta a Vipiteno. Nei viaggi di ritorno rifornivano la maestranza con generi alimentari. A Masseria e a Monteneve mantenevano grandi depositi di prodotti alimentari. AS. Martino di Monteneve, grazie alla licenza del comune di Corvara in Passiria, gestivano uno spaccio di vettovaglie e, a periodi, anche l'albergo. Poiché il pagamento dei minatori da parte dello stato austriaco avveniva solo in maniera molto irregolare, a mio nonno fu concesso di far coniare delle proprie monete in argento e in rame, con le quali i minatori potevano pagargli gli acquisti di generi alimentari. I pesanti carri da trasporto, rinforzati con ferro, e le slitte da trasporto, che ancora negli anni cinquanta stavano nei pressi del maso avito degli Schafer, purtroppo le ho distrutte tutte e ne ho ricavato circa undici tonnellate di rinforzi metallici, che ho venduto come ferro vecchio."