imprenditori
Dopo la seconda metà del XV secolo è scoppiata nel Giudizio Minerario di Vipiteno-Colle Isarco una vera e propria febbre mineraria, come attestano le molte registrazioni nel libro delle concessioni del giudice minerario di Vipiteno. Negli anni dal 1481 al 1514 furono date non meno di 3.280 concessioni di scavo, di cui più di 500 solo per Monteneve. I beneficiari provenivano da ogni categoria sociale e professionale: dalla nobiltà, dagli impiegati, dal clero, dai borghesi, dagli artigiani, dai commercianti e dai contadini. Essi esercitavano l’imprenditoria mineraria o come professione principale o come professione collaterale e investivano denaro o faticoso lavoro nell'industria mineraria, sperando in un ricco ritrovamento nel nuovo scavo. Solo pochi però raggiungevano la ricchezza, e in genere valeva il detto di Jakob Fugger: "Nell'attività mineraria è più facile che dieci diventino poveri che uno diventi ricco". Fondamentalmente era necessaria una buona disponibilità di capitali per gli investimenti e per il pagamento dei minatori. I piccoli imprenditori si univano perciò in una società o erano costretti a cedere i loro diritti ad imprenditori provvisti di grandi capitali.
Le pregevoli facciate delle case della Città Nuova a Vipiteno sono ancora oggi la testimonianza della passata ricchezza. Per molti la strada centrale di Vipiteno è la più bella strada gotica del mondo.
I ricchi imprenditori impiegavano numerosi lavoratori specializzati come minatori, fabbri, taglialegna, fonditori, carbonai ed una schiera di aiutanti. In questo modo, grazie l'industria mineraria, c’erano grandi possibilità di lavoro e di guadagno per la popolazione locale e per i minatori immigrati.
L'industria mineraria portò al benessere generale e vivacizzò la vita economica, cosa che tornò a profitto di imprenditori, commercianti, bottegai e artigiani. Vipiteno divenne nel XV secolo un importante centro dell'industria mineraria. Numerose famiglie di Vipiteno e dei dintorni raggiunsero la ricchezza. Importanti famiglie di imprenditori tirolesi e grandi imprese commerciali estere si stabilirono a Vipiteno. Secondo un registro catastale del 1540, delle 160 case della città 23 erano al servizio della miniera o erano abitate da persone occupate nell'industria mineraria. Inoltre esistevano diversi sili del minerale (depositi intermedi) a Vipiteno e dintorni, ma anche fonderie a Prati di Vizze, nella palude di Vipiteno, a Le Cave a Ridanna.
Alle più importanti famiglie di imprenditori locali appartenevano i Flam, i quali possedevano in città diverse case. La loro casa madre, a metà dei portici, è ancora oggi contrassegnata con il loro stemma, la fiamma. Considerazione e agiatezza raggiunsero anche gli imprenditori Jöchl (sede nella Jöchlsthurn), i Pölsterl (casa nr. 18 - più tardi Albergo Posta Vecchia), i Köchl (la prima casa dei portici piccoli), i Geizkofler, i Kaufmann (oggi scuola elementare in Città Nuova) ed i Gaismair di Ceves.
Intorno al 1450 la chiesa parrocchiale di Vipiteno possedeva la metà delle quote di partecipazione nella galleria St. Valentin a Monteneve e un quarto nella galleria St. Elisabeth. Alla costruzione della grande aula della chiesa parrocchiale di Vipiteno (dal 1497) parteciparono in modo determinante gli imprenditori di Monteneve. Alcuni nomi delle famiglie soprannominate sono immortalati sulle alte colonne della navata centrale.
Secondo la tradizione popolare la chiesa fu costruita così distante dalla città affinché i minatori della Val Ridanna fossero più vicini ad essa, dato che essi avevano profuso molto denaro in quella costruzione imponente.