arricchimento del minerale

Il minerale a Monteneve si presenta raramente in forma di metallo puro. Nella maggior parte dei giacimenti i minerali utili sono più o meno mescolati con altri minerali e, prima della fusione, dovevano essere separati da questi. Questa separazione avveniva a Monteneve nelle vicinanze dei pozzi fino al 1874, per economizzare il trasporto con bestie da soma. Il materiale estratto veniva sparso per terra e selezionato. I pezzi più grandi venivano spezzettati con una mazza su speciali basi di pietra. Poi si separava a mano il minerale dalla roccia sterile.

Al contrario dei pericolosi lavori in galleria, dai quali erano da sempre escluse, per loro protezione, le donne, questo faticoso lavoro di separazione rimase l'attività abituale delle donne, dei bambini e dei lavoratori più anziani. Avveniva normalmente in semplici baracche, le cosiddette baracche a bocca pozzo, ma a Monteneve sicuramente per lo più all'aperto, come attestano le circa 100 basi di pietra per la frantumazione conservate ai margini delle vecchie discariche.

Dal XVI secolo esistevano anche a Monteneve i primi frantoi meccanici. Grandi piloni azionati idraulicamente e con i piedi rinforzati in ferro sminuzzavano il minerale introdotto fino alla grandezza di granelli di sabbia. A Monteneve sono noti cinque luoghi in cui sorgevano questi impianti preindustriali: il più alto presso la galleria St. Gallus, uno presso la galleria Vierzehn Nothelfer (Quattordici santi ausiliatori) e all'elevatore, il successivo al di sotto del villaggio minerario presso il fiume, il cosiddetto frantoio della galleria maestra, il più noto a Seemoos, di cui la valletta Puchertal porta il nome, e quello situato in basso dal 1750 presso la galleria Karl. La dislocazione dei frantoi a distanza sufficiente tra di loro garantiva l'utilizzo multiplo dell'acqua per l'azionamento delle ruote idrauliche percosse dall'alto, acqua che veniva prelevata da giugno a ottobre attraverso canali dal Rio Montenevoso.

La sabbia mista di minerale e di roccia sterile così triturata andava direttamente dai frantoi nelle laverie. In queste la sabbia veniva stesa su diversi tavoli di lavaggio inclinati, che o venivano scossi automaticamente o erano coperti con un panno ruvido. L'acqua che scorreva sopra i tavoli faceva defluire le parti leggere, cioè le sabbie, mentre la pesante fanghiglia di minerale minuto frantumato e lavato restava sui tavoli di lavaggio e veniva schiumata. Dal XVI secolo fino al 1874, cioè fino alla messa in funzione dell'impianto di trasporto a cielo aperto verso Masseria, questo minerale minuto frantumato e lavato rimase il prodotto finale dell'arricchimento del minerale a Monteneve. Esso veniva trasportato con un "treno di sacchi" o someggiato attraverso la montagna e la valle fino alle fonderie.

Dal 1874 a Seemoos a Monteneve veniva arricchita solamente la galena. Perciò nel 1896 venne installato un frantoio moderno in un posto più alto, presso la Galleria St. Peter. Il minerale principale, la blenda, veniva portato nell'impianto di arricchimento a Masseria.

Tuttavia le donne come classificatrici del minerale rimasero ancora in attività durante i mesi estivi a Monteneve. La maggioranza delle circa 70 lavoratrici proveniva dall'Italia settentrionale e dalla Slovenia. Esse venivano denominate classificatrici o Tschodiler. L'età minima era di dodici anni. Nel 1896 fu costruito presso l'elevatore Vierzehn-Nothelfer, a dovuta distanza di circa 400 metri dal villaggio "maschile" di S. Martino, verso l'interno della valle, la cosiddetta casa delle donne, con 72 letti, che nel 1985 è stata demolita e spianata.

Tschodiler: la denominazione usuale per le classificatrici del minerale deriva dala voce dialettale italiana i "ciodi", i chiodi dei loro zoccoli di legno.